Il primo obiettivo per uscire dall’emergenza o da una crisi è quello di lavorare sulla liquidità. Molte aziende hanno vissuto sull’illusione del fatturato, dimenticando che ciò che muove effettivamente il mercato è la solvibilità, un flusso di cassa sano basato su liquidità reale e non virtuale.
La recente crisi pandemica globale ha esasperato le caratteristiche latenti di ogni mercato e settore, esponendo e mettendo in luce le fragilità delle aziende più incerte o, quanto meno, meno resilienti.
Il controllo di gestione, ora più che mai, assume un ruolo centrale nel mindset delle aziende che vogliono uscire dall’empasse. È fondamentale superare le crisi di liquidità e il continuo galleggiare in un “oceano rosso” fatto di emergenze e rincorsa della concorrenza sul prezzo più basso.
Il nostro lavoro è basato su un paradigma che prevede un approccio Agile, non compartimentato, ma che al contrario coinvolga ogni aspetto dell’organismo aziendale. Perché le aziende più resilienti e in crescita sono quelle che sanno guardare la realtà per come si presenta, anticipandone le sfide e apprezzando l’interdipendenza tra variabili complesse che modellano le nuove opportunità.
Il classico modello organizzativo e gestionale ha paralizzato e messo in crisi le aziende nel corso degli ultimi quindici anni. È un modello statico, lento a recepire gli stimoli esterni e raramente in grado di raccogliere gli input per cambiamenti strategici. Nelle PMI italiane, spesso, questo pattern gestionale si riassume nella rovinosa frase: “abbiamo sempre fatto così”.
Il nuovo modello, il nostro modello, prevede un approccio fondato sull’adattabilità e l’amplificazione della consapevolezza finanziaria e decisionale, grazie a tecnologie abilitanti e convergenti su ogni processo aziendale.
Storicamente le aziende più fragili hanno autodeterminato la propria sofferenza economica perché basate su vecchi modelli di leadership gestionale. L’approccio basato su “comando e controllo”, con organigrammi compartimentati, ruoli isolati e non comunicanti all’interno dell’azienda è stato per decenni il modello dominante che ha consumato le risorse e la competitività di migliaia di aziende.
Oggi la crescita e l’uscita dall’emergenza si costruiscono attraverso un processo continuo di “apprendimento e adattamento”. Un processo che prende forma attraverso quattro ambiti di intervento che creano un corretto, sano e prospero sistema di controllo e gestione dei flussi di lavoro.
Oggi L’imprenditore, l’amministratore, deve confrontarsi con aspetti normativi che non permettono più alle aziende di “stare a galla”. Il nostro ordinamento (ma non solo il nostro) prevede già una serie di misure per anticipare e impedire il default delle aziende. Dal nuovo codice della crisi d’impresa infatti si evince che:
“L’ imprenditore dovrà adottare misure idonee a rilevare tempestivamente, il probabile stato di insolvenza o sovraindebitamento ed essere messo al corrente sull’andamento economico finanziario, qualora si manifestasse una inadeguatezza dei flussi di cassa, anche prospettici”.
Per questo le PMI dovranno applicare misure di allerta basate su determinati indicatori di capacità reddituale e finanziaria, in grado di intercettare eventuali difficoltà nello svolgimento delle attività.
Per questo è urgente lavorare sul Finance Engineering e le nuove funzioni di pianificazione finanziaria.
In CFO strutturiamo gli interventi per ottimizzare il cash flow a livello giornaliero, con una pianificazione operativa che parte da un minimo di 1/3 mesi arrivando a strutturare il dettaglio dello sviluppo economico, finanziario e patrimoniale fino a 3/5 anni.
Per costruire questi processi occorre seguire in modo personale, diretto e sartoriale la pianificazione strategica di ogni aspetto della vita aziendale. Tutto è collegato e ottimizzabile. Il nostro compito è portare a valore ogni singola attività dando nuova linfa alla liquidità della tua impresa.
Tutto torna lì. Se non c’è liquidità, non c’è dialogo con banche, fornitori e, in definitive, con il mercato.
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